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INTERVISTA DEL PRESIDENTE PIETRO FERRARI AL CORRIERE DELLA SERA - 15 novembre 2018

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INTERVISTA DEL PRESIDENTE PIETRO FERRARI AL CORRIERE DELLA SERA - 15 novembre 2018

 

ARTICOLO CORRIERE DELLA SERA 15 novembre 2018

Intervista a Pietro Ferrari «Pronti ad assumere i giovani tecnici del Sud, lo Stato aiuti chi si trasferisce»
Vediamo un rallentamento dell'export, bisogna favorire gli investimenti delle imprese per la crescita

di Rita Querzè

 

«Le imprese dell'Emilia-Romagna saprebbero benissimo come fare il reddito di cittadinanza». Addirittura. Come? «Abbiamo bisogno di tecnici che nei nostri territori sono diventati introvabili. Potremmo assumerli tra i disoccupati del Sud. Magari dando loro anche la formazione mancante. Certo, sarebbe necessario studiare forme di defiscalizzazione che compensino i costi aggiuntivi che i singoli devono sostenere per trasferirsi. Se non è reddito questo! — propone Pietro Ferrari, a capo della Confindustria dell'Emilia-Romagna —. E ci sarebbe anche un bonus di cittadinanza. Perché i soldi guadagnati lavorando danno dignità alle persone».

Bella idea. Però il M5S non ha risposto al vostro invito quando avete chiamato i suoi deputati a visitare le vostre fabbriche... «Non ci casco, nessuna polemica. In ogni momento noi siamo pronti al confronto». Anche per voi i tagli alle agevolazioni per chi investe e digitalizza la produzione sono un problema? «Certo. Anzi, di più. La nostra industria compete con quella tedesca. Abbiamo la Motor valley, il distretto del packaging, il biomedicale. Tutti stanno innovando. Prendiamo il distretto della ceramica. Anche qui le fabbriche sono cambiate, sono gestite tramite computer. Ma il processo di digitalizzazione non è certo completato».

Il bilancio pubblico ha risorse limitate. «Appunto. Per questo andrebbero usate bene. Guardi che qui non si tratta di dare soldi alle imprese ma di rilanciare il Paese. Adesso che l'export frena e i consumi sono fermi trovo che affossare anche gli investimenti sia davvero autolesionista».

A proposito di export, quali sono i segnali? «Siamo preoccupati. Le nostre imprese spesso sono fornitrici di quelle tedesche. Il protezionismo Usa potrebbe mettere in difficoltà prima loro, ma noi subito dopo. Tenga conto che l'Emilia-Romagna è la regione con il più alto livello di export procapite».

I suoi colleghi di Veneto e Lombardia lamentano lo stop alle infrastrutture.  «Abbiamo anche noi lo stesso problema. Servono il Passante per alleggerire il traffico attorno a Bologna, la Cispadana per supportare il distretto del biomedicale. E poi la bretella Campogalliano-Sassuolo per il distretto della ceramica».

Le imprese lombarde e venete segnalano anche restrizioni al credito... «Non vedo segnali del genere. Però con lo spread che è passato da 120 a oltre 300 un aumento dei costì del credito è nell'ordine delle cose».

Vie d'uscita? «Il modello Emilia-Romagna può insegnare qualcosa. Poche idee chiare. Il lavoro come priorità condivisa. E disponibilità a collaborare per il bene comune anche con chi la pensa diversamente da te».