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Booklet economia - Emilia-Romagna | 2/2020

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Booklet economia - Emilia-Romagna | 2/2020

Dopo la crisi del 2007-2008 l’Emilia-Romagna ha impiegato circa 10 anni per riportare il PIL ai livelli precrisi: nel 2019 il recupero ha toccato +1,9% rispetto al 2008, la Lombardia si è fermata ad un +0,6%. Nel confronto con le altre regioni europee, hanno fatto meglio il Baden Wurttemberg (+16,7%) e la Catalogna (+8,2%).

Il lockdown imposto per fronteggiare l’emergenza sanitaria ha visto un fermo quasi totale dell’economia regionale nei mesi di marzo e aprile. A partire da maggio si è avuta una fase di graduale ripresa delle attività, vivace anche oltre le attese nei mesi estivi ma che ha subito un nuovo rallentamento in autunno. Il ritorno all’aumento dei contagi da Covid-19 ha comportato la riproposizione di misure restrittive alle attività e al movimento delle persone. In tale contesto è difficile prevedere i tempi di un ritorno ai livelli produttivi precrisi.

Le stime più recenti (Prometeia – ottobre 2020) vedono una caduta del PIL pari a -9,9%, ovvero circa 16 miliardi in meno dell’anno scorso, più profonda di quella registrata nel 2009. Previsioni non dissimili per la Lombardia (-10,2%).

La contrazione registrata dal commercio mondiale nella prima parte dell’anno ha avuto un forte impatto sull’Emilia-Romagna, molto esposta sui mercati internazionali (la propensione all’export, ovvero le esportazioni rispetto al PIL, ha toccato il 41,2% nel 2019). Le esportazioni hanno subito una battuta d’arresto importante, in particolare nel secondo trimestre 2020 (-25,3%), con andamenti negativi importanti ma diversificati fra settori e fra province.

È nel secondo trimestre dell’anno che si manifesta il vero impatto della crisi Covid-19 sulle esportazioni, con una variazione per la nostra regione di -25,3%, comunque più contenuta rispetto a Veneto (-25,4%), Lombardia (-26,9%), Piemonte (-25,7%) e andamento medio nazionale (-27,8%).

Se si guarda alla bilancia commerciale regionale, nel 2019 la regione ha registrato un avanzo commerciale pari a 29 miliardi di euro, il più alto fra le regioni italiane e pari ad oltre il 50% dell’avanzo complessivo della bilancia commerciale italiana.

Con riferimento al mercato del lavoro, già a partire dal 2015 l’Emilia-Romagna aveva recuperato i livelli precrisi in termini di occupati, mostrando in questi ultimi anni una significativa resilienza. Il tasso di occupazione (70,4% nel 2019) è il più elevato in Italia dopo il Trentino A.A., ben al di sopra della media nazionale (59,0%) e secondo solo al Baden Wurttemberg; il tasso di disoccupazione al 5,5% colloca la regione in buona posizione rispetto alle regioni europee di confronto.

Il blocco dei licenziamenti imposto dalle misure governative, prorogato fino a marzo 2021, fa sì che l’impatto della crisi pandemica sull’occupazione non si sia ancora completamente manifestato.

Nel 2° trimestre 2020 l’occupazione in regione ha subito un calo pari a -69 mila occupati, scendendo a 1.988 mila (rispetto al 2° trimestre 2019).  Scendono sia il tasso di disoccupazione (4,6%), sia il tasso di occupazione (68,7%) e ciò ad evidenza del fatto che sono aumentate le persone che, scoraggiate, rinunciano a cercare un impiego.

Nei primi sei mesi del 2020 in Emilia-Romagna sono state autorizzate quasi 226,8 milioni di ore fra CIG ordinaria (54%), Fondi di solidarietà (27%), CIG in deroga (16%) e CIG straordinaria (3%). Si stima che entro fine anno verrà più che raddoppiato il volume di ore autorizzate nel 2010 (118,4 milioni).