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​Il Presidente Pietro Ferrari: il Paese è ad un bivio. Forte incertezza, ma capacità di reazione. Puntiamo ad una gestione diretta del Recovery Fund da parte delle Regioni, scelte condivise con le imprese e tempi certi

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​Il Presidente Pietro Ferrari: il Paese è ad un bivio. Forte incertezza, ma capacità di reazione. Puntiamo ad una gestione diretta del Recovery Fund da parte delle Regioni, scelte condivise con le imprese e tempi certi

 

Bologna, 30 luglio 2020 -   Le imprese manifatturiere dell’Emilia-Romagna registrano un calo importante dell’attività economica nei primi sei mesi del 2020, sia in termini di produzione sia di vendite sul mercato interno ed estero. Anche per quanto riguarda le prospettive da qui a fine anno le aziende confermano una forte incertezza del quadro economico.

Sono i risultati dell’indagine sugli effetti del Covid per l’industria manifatturiera realizzata da Confindustria Emilia-Romagna insieme alle Associazioni Industriali della regione.  Da gennaio a giugno un’azienda su quattro ha subìto cali di fatturato superiore al 30%, con punte anche dell’80%,  metà ha registrato cali di fatturato sino al 30%, solo un’impresa su cinque è riuscita a mantenere il fatturato in terreno positivo.

Anche le aspettative delle imprese per la seconda metà del 2020 sono molto caute: per un terzo il quadro rimarrà stazionario e continuerà ad essere caratterizzato da dinamiche difficili per produzione e ordini, un terzo ha aspettative di miglioramento e un terzo si aspetta un ulteriore peggioramento della situazione economica.

«Siamo ad un bivio, un momento delicato in cui non abbiamo margine di errore −  dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari –.   Un terzo delle imprese prevede un peggioramento della situazione: un dato preoccupante che avrà effetti negativi sulla crescita e sull’occupazione. Per contro la previsione di aziende in crescita e la dinamicità delle imprese che vediamo tutti i giorni sono il segno di un sistema che ha capacità di reazione e vede una possibilità di sviluppo. Ora è necessario fare un salto di qualità e affrontare con decisione le grandi riforme che il Paese aspetta da decenni. fisco, lavoro, giustizia civile, semplificazione. È un’occasione unica: abbiamo l’urgenza, la consapevolezza, le risorse per farlo. Altrimenti avremo un Paese più povero, meno competitivo, più indebitato e meno credibile a livello europeo».

Le traiettorie di sviluppo delineate da Confindustria Emilia-Romagna sono quelle verso cui tutti i Paesi avanzati stanno continuando ad accelerare: in primis innovazione digitale e sviluppo sostenibile.  Le sfide da affrontare sono ambientali, demografiche e sociali e non possono essere scollegate da quelle economiche e del lavoro, come delineato dagli industriali nel Piano di proposte per la ripartenza e lo sviluppo dell’Emilia-Romagna presentato ad inizio luglio e collegato al Progetto Traiettoria 2030.

«Il Recovery Fund e la programmazione dei Fondi Strutturali Europei per i prossimi sette anni  − sottolinea il Presidente Pietro Ferrari –  diventano fondamentali.  Il ruolo delle Regioni e delle imprese sarà centrale sia nella definizione degli obiettivi strategici sia nella capacità di spendere le risorse in modo efficace ed efficiente.  Per questo puntiamo ad una gestione diretta del Recovery Fund da parte delle Regioni, con scelte condivise con le imprese e tempi certi e ragionevoli, come è avvenuto sino ad oggi in Emilia-Romagna con i Fondi Europei. 

Oggi vorremmo, anche a livello regionale con il nuovo Patto per il lavoro e per il clima, che si discutesse di capitale umano, di formazione, di sostenibilità economica, sociale e ambientale, di quali obiettivi ci poniamo come Paese e come regione, di come sostenere ed accelerare gli investimenti pubblici e privati.

La crisi porterà certamente ristrutturazioni o effetti negativi sull’occupazione, non si può pensare il contrario. I livelli occupazionali delle imprese non possono essere scollegati dalla domanda, dal mercato o dalle prospettive di crescita. È come saremo capaci di gestire e accompagnare questi percorsi che farà la differenza.

Dovremo essere capaci − conclude il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna – di convergere su un modello di collaborazione tra imprese, Istituzioni e parti sociali, facendo un passo indietro nelle posizioni ideologiche per costruire una visione condivisa di medio lungo periodo. Non possiamo darci obiettivi al 2030 e ritrovarci a discutere senza la giusta prospettiva e visione».