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L'EMILIA-ROMAGNA HA OSPITATO IL BILATERALE ITALIA-GERMANIA

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L'EMILIA-ROMAGNA HA OSPITATO IL BILATERALE ITALIA-GERMANIA

 

ARTICOLO IL SOLE 24 ORE CON DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE MAURIZIO MARCHESINI 
1° settembre 2016 *

 
Ferrari è uno dei marchi più noti e potenti al mondo, che sta macinando performance record (obiettivi2016: 8mila vetture e oltre 3 miliardi di euro di ricavi), simbolo della capacità del made in Italy di plasmare gioielli tecnologici innovativi di altissima gamma, dove la qualità sartoriale ‒ e relativi sovraccosti ‒  battono i vantaggi delle economie di scala.   Maranello, la città modenese che dal 1947 è la casa-tempio del cavallino rampante, è l'epicentro di una Motor valley da 20mila addetti e 10 miliardi di giro d'affari con nomi come Maserati, Pagani, Dallara, ma anche Ducati e Lamborghini (tedeschi solo per proprietà, perché qualsiasi tentativo di delocalizzare processi è stato bocciato dal mercato), che compete senza timori con i più grandi ‒  solo per dimensioni ‒  distretti tedeschi di Monaco e Stoccarda. 

Perché è il territorio ‒  fatto di alte competenze tecniche diffuse lungo filiere di fornitura specializzate e coesione sociale ‒ l'asset che fa la differenza quando il maniatturiero (che qui pesa il 25% del Pil) gioca la sua partita globale contro cinesi o americani.  E l'Emilia-Romagna, dal terremoto del 2012 in avanti, è diventata il laboratorio di un'efficace alleanza tra Istituzioni e imprese che sta fungendo da palestra per tutto il Paese.  Prima nella ricostruzione postsisma (non una multinazionale ha delocalizzato, nonostante i 12,5 miliardi di danni subiti, la metà dei quali alle attività produttive) e poi nell'attrazione di investimenti: un bando apripista della Giunta Bonaccini chiuso prima delle vacanze ha richiamato 612 milioni di capitali imprenditoriali e 1.600 nuovi posti di lavoro (di cui oltre 400 ricercatori) solo con il primo step di una misura che in tre tranche costa 25 milioni di euro.  

Azienda, enti locali, regione. Tutto "complotta" nello spiegare perché il premier Matteo Renzi abbia scelto il cuore della via Emilia e il suo brand più potente per ospitare il bilaterale Italia-Germania e affrontare i temi nevralgici per la ripartenza del motore economico europeo, in una posizione alla pari anche come modello produttivo, rispetto alla cancelliera. 

Che sia automotive, packaging, food, biomedicale, ceramica   «le nostre industrie, qui, non devono andare a lezione di competitività dalle tedesche ‒ commenta il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Maurizio Marchesini  ‒  e la forte attrazione di capitali esteri lo dimostra, anche se siamo convinti che si possa e si debba fare molto di più. Perché tra apparato amministrativo amico, formazione tecnica eccellente e reti di subfornitura specializzate, abbiamo un territorio molto accogliente per le imprese. Gli incentivi sono l'ultima richiesta di chi arriva qui, sono burocrazia, tribunali e tassazione il vero ostacolo agli investimenti»,  è il messaggio che l'imprenditoria emiliana lancia al Governo riunito a Maranello. 

Sono oltre 9.000 le imprese a capitale straniero (in tutto o in parte) attive lungo la via Emilia, per 70mila posti di lavoro e più di 27 miliardi di fatturato. E la Germania è in prima fila, ben conoscendo i plus di questo territorio. Come raccontano gli 800 milioni di investimenti portati a Sant'Agata Bolognese dal gruppo Audi (ieri presente all'incontro delle Confindustrie Italo-tedesche) per raddoppiare lo stabilimento Lamborghini. E i 60 milioni che il colosso chimico Basf ha dirottato sul sito di Sasso Marconi, nel primo Appennino bolognese. 

E, dentro i confini comunitari dove sta accelerando il passaggio da competitors a coopetitors di industrie e distretti,  l'Emilia-Romagna sta giocando da pioniere anche attraverso nuovi modelli di politica industriale. Dal Patto per il lavoro (firmato un anno fa dal governatore con tutte le forze economico-sociali della regione, che ha già portato il tasso di disoccupazione dall'8,4 al 7,7%), al progetto di un hub pubblico-privato per i Big Data,  fino ai nuovi bandi per la ricerca industriale e la formazione di alte competenze (sono in arrivo oltre 1.500 nuovi posti per ricercatori tra atenei e imprese).  Per i prossimi sei mesi spetterà inoltre alla Giunta Bonaccini governare la rotta di Vanguard Initiative, la rete volontaria delle 30 regioni europee più industrializzate che mira a promuovere progetti pilota nelle tecnologie avanzate (manifattura sostenibile, energie rinnovabili, nanotecnologie, bioeconomia) e a disegnare politiche di coesione per il post 2020 più a misura di Pmi. 

 

*  di Ilaria Vesentini