Twitter icon
LinkedIn icon
YouTube icon
RSS icon

Coronavirus | Mascherine chirurgiche, occhiali e visiere protettive made in Emilia-Romagna, grazie alla costruttiva collaborazione di molti attori

News

Twitter Linkedin Condividi

Coronavirus | Mascherine chirurgiche, occhiali e visiere protettive made in Emilia-Romagna, grazie alla costruttiva collaborazione di molti attori

 

OCCHIALI E VISIERE PROTETTIVE -   Dalla partnership Nannini – Raleri 900 occhiali protettivi al giorno, che diventeranno 3.500 a partire da metà aprile e 1.500-2.000 visiere protettive con volumi di output in crescita nel brevissimo periodo.

31 marzo 2020 -  Pochi giorni fa i due soci dell’impresa Nannini di Reggio Emilia - Davide Degl’Incerti Tocci, Presidente e Alberto Gallinari, Direttore commerciale e amministratore - ricevono una richiesta di fornitura di occhiali protettivi da parte del comando reggiano dei Vigili del Fuoco, dove scarseggiavano i materiali di protezione individuale.

Gli imprenditori reggiani capiscono che, per rispondere a questa nuova richiesta particolare ed urgente, serve dare vita ad una fase di progettazione e valutazione tecnica nuova, che vada al di là della gamma di prodotti finora realizzati.

Dopo un primo contatto con Unindustria Reggio Emilia e, successivamente, con la Sanità regionale capiscono che c’è una grossa necessità anche di visiere copri volto.

Da qui nasce la preziosa collaborazione con Raleri, azienda del bolognese esperta nella produzione di occhiali protettivi per differenti ambiti di utilizzo, anche sportivi e visiere proteggi volto.

Grazie all’apporto tecnico sulle visiere del partner bolognese e forti delle competenze di Nannini, in meno di una settimana vengono realizzati una visiera protettiva, progettata e sviluppata da Raleri, e un modello di occhiali protettivi derivati dal progetto Modular, già esistente in Nannini.

Verso metà aprile il modello Modular “DPI” verrà affiancato da un secondo occhiale protettivo dalla produttività maggiore, ed è allo studio in Raleri un protettore di tipo maschera.

Tutti i prodotti proposti sono al 100% made in Italy e si caratterizzano per scelte progettuali performanti e per la scelta di materiali di primissima qualità, certificati e anallergici, capaci di proteggere al meglio il personale sanitario coinvolto nell’emergenza Coronavirus.

Dopo una rapidissima fase progettuale e la realizzazione di prototipi per l’approvazione e certificazione la partnership Nannini – Raleri è in grado di fornire da mercoledì 1° aprile 900 occhiali protettivi al giorno, che diventeranno 3.500 a partire da metà aprile, e 1.500-2.000 visiere protettive al giorno con volumi in crescita nel brevissimo periodo grazie ad una architettura produttiva che inizia negli stabilimenti di Raleri e Nannini, ma che coinvolgerà anche altre imprese provenienti da altri settori e filiere.

Si vuole infatti evitare una concentrazione produttiva, rischiosa nell'attuale periodo di emergenza, e permettere ai singoli laboratori o aziende manifatturiere interessate a prendere parte al progetto di fornire supporto anche su singole fasi produttive.

Fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo è stata la collaborazione di Valentina Solfrini, Professional Area Farmaco e Dispositivi Medici Regione Emilia-Romagna, il lavoro di networking Filippo di Gregorio, Direttore Generale di Unindustria Reggio Emilia e il supporto normativo di Giuliana Gavioli, coordinatrice del gruppo di lavoro di Confindustria Emilia-Romagna per le scienze della vita e riferimento tecnico presso il Tecnopolo di Mirandola (MO).

 

MASCHERINE CHIRURGICHE -  L’idea nasce dall’azienda Nuova Sapi di San Donnino di Casalgrande (RE). Unindustria Reggio EmiliaConfindustria Emilia-RomagnaSanità Regionale, Comune di Reggio Emilia e Tecnopolo del Biomedicale di Mirandola fanno sistema per produrre 150 mila pezzi al giorno.

24 marzo 2020 -  L’attuale emergenza legata al Coronavirus ha mosso l’ingegno dell’azienda Nuova Sapi di San Donnino di Casalgrande di Reggio Emilia, che vanta oltre 40 anni di esperienza nel campo del medicale e della pulizia industriale, per trovare una soluzione alla carenza di mascherine chirurgiche.

Il progetto di riconversione industriale è caratterizzato da alcuni elementi distintivi.

Eco-sistema territoriale: il progetto è stato possibile grazie alla collaborazione di imprese, Amministrazioni locali e regionali, Sanità e Tecnopoli e Associazioni di categoria.

Qualità dei materiali: i tessuti utilizzati sono di ambito medicale testati e validati grazie alle loro eccellenti caratteristiche.

Quantità della produzione: nel giro di pochi giorni la produzione supererà le 150.000 unità quotidiane.

Giovedì 12 marzo i soci dell’azienda Marco e Lorena Bondi, Albano, Enrica e Giampaolo Giacobazzi, hanno progettato e prototipato, partendo da zero, il primo esemplare di mascherina chirurgica composta da tre strati di tessuto non tessuto: quello esterno è idrorepellente, quello più interno è antibatterico, il terzo è delicato e anallergico per evitare abrasioni sul volto di chi lo indossa. Ulteriore accortezza distintiva è data dal taglio particolare nella zona degli occhi che segue la forma del viso e la rende compatibile con l’uso degli occhiali protettivi.

Consapevoli di non riuscire a gestire tutta la filiera necessaria per industrializzare il prodotto, si sono rivolti alla propria Associazione, Unindustria Reggio Emilia, la quale ha immediatamente compreso l’opportunità di sviluppare un progetto che potesse mettere a sistema un’iniziativa ambiziosa in grado di portare benefici all’intera Regione Emilia-Romagna.

Con questo obiettivo si è creata una rete che ha coinvolto Unindustria Reggio Emilia, Confindustria Emilia-Romagna, Sanità Regionale, Comune di Reggio Emilia e Tecnopolo del Biomedicale di Mirandola (MO).

Domenica 15 marzo si è tenuto un incontro presso la sede aziendale con i soci di Nuova Sapi, Unindustria e Kyriakoula Petropulacos, Direttore Generale dell’Assessorato alla Sanità della Regione Emilia-Romagna, che, con la sua equipe di tecnici, ha esaminato il prodotto e ne ha constatato le ottime caratteristiche tecniche.

Poche ore dopo è stata coinvolta Giuliana Gavioli, coordinatrice del gruppo di lavoro di Confindustria regionale per le scienze della vita e figura di riferimento nei confronti del Tecnopolo di Mirandola, con la quale è stato effettuato un videocollegamento al fine di definire le procedure necessarie alla certificazione del prodotto.

Nei giorni successivi il team ha lavorato in stretta sinergia per trovare persone qualificate e materiali necessari a garantire un’elevata produzione giornaliera.

La collaborazione si è allargata ad altri portatori di interesse di Reggio Emilia che, grazie al coordinamento del Sindaco Luca Vecchi, hanno contribuito alla riuscita del progetto.

Venerdì 20 marzo la richiesta di certificazione è stata inoltrata all’Istituto Superiore di Sanità.

Tra sabato 21 marzo e lunedì 23 marzo ha preso il via una pre-produzione di 20.000 esemplari prototipali per testare l’efficienza del processo produttivo di taglio e di confezionamento, nonché l’affidabilità del sistema di approvvigionamento.

Da martedì 24 marzo ha preso il via la produzione di oltre 100.000 mascherine al giorno (comprendendo sia il modello a 3 strati che quello a 2 strati) con l’obiettivo di superare le 150.000 unità quotidiane nel giro di alcuni giorni.

La produzione verrà assicurata quasi interamente alla Sanità regionale, ma una quota resterà a disposizione della provincia di Reggio Emilia, grazie ad una centrale unica di acquisto che farà capo alle Farmacie Comunali Riunite, che riserveranno questo prodotto alla tutela dei lavoratori e dei cittadini.