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IL RAPPORTO EMILIA-ROMAGNA DELLA BANCA D'ITALIA

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IL RAPPORTO EMILIA-ROMAGNA DELLA BANCA D'ITALIA

 

In Emilia-Romagna nel 2016 e nei primi mesi del 2017, secondo il Rapporto Emilia-Romagna presentato dalla Banca d'Italia sede di Bologna il 13 giugno 2017,  è proseguita la moderata crescita, sostenuta dalla domanda interna; l’export ha rallentato dopo due anni particolarmente positivi. In prospettiva, il consolidamento della ripresa potrebbe derivare dal rafforzamento della spesa per investimenti atteso dalle imprese nell’anno in corso.

La produzione industriale è aumentata per il secondo anno consecutivo in quasi tutti i comparti, mentre la congiuntura nelle costruzioni è rimasta debole. Il settore terziario ha registrato una crescita moderata: i trasporti, il turismo e i servizi immobiliari hanno mostrato un miglioramento, le vendite al dettaglio sono invece leggermente diminuite.

Il rallentamento della domanda mondiale ha frenato la crescita delle esportazioni. Negli ultimi anni la regione ha comunque recuperato in parte il calo della quota di commercio mondiale subìto durante gli anni della crisi, grazie soprattutto al mix di prodotti esportati; l’aumento delle vendite all’estero ha superato sia quello della sua domanda potenziale sia quello del commercio mondiale.

Le prospettive di moderata crescita della domanda, gli incentivi agli investimenti e i bassi tassi d’interesse hanno sostenuto anche nel 2016 l’accumulazione di capitale, soprattutto nell’industria.

Le previsioni  formulate dalle imprese segnalano per quest’anno investimenti in aumento, anche collegati a “industria 4.0”. La redditività delle imprese si è stabilizzata sui livelli del 2015; la capacità di autofinanziamento e la liquidità si sono mantenute elevate. La lunga recessione ha determinato l’uscita dal mercato delle imprese più vulnerabili, con un aumento della quota di quelle con elevata solidità economico-finanziaria.

Dopo quattro anni di contrazione i prestiti bancari alle imprese si sono stabilizzati; permangono tuttavia andamenti molto differenziati fra settori e a seconda della dimensione e della rischiosità d’impresa. I prestiti sono ancora diminuiti per le piccole imprese, per quelle rischiose e in particolare per quelle delle costruzioni. Le condizioni di accesso al credito sono rimaste distese; le banche hanno continuato tuttavia a mantenere un atteggiamento più prudente nei confronti delle imprese dell’edilizia.

L’espansione dell’attività produttiva ha favorito l’aumento dell’occupazione, che ha superato per la prima volta i livelli pre-crisi. Sono cresciute le assunzioni nette a termine, mentre quelle a tempo indeterminato sono rimaste pressoché invariate. Il tasso di disoccupazione si è ulteriormente ridotto, anche per i giovani, per i quali tuttavia continua a mantenersi su valori più elevati di quelli raggiunti prima della lunga recessione.

 

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